Carlo, Goldoni & Giorgio
Teatro comico
Carlo, Goldoni & Giorgio
di Carlo D’Alpaos, Giorgio Pustetto e Cristina Pustetto
Scenografia e Regia Luci Paolo Lunetta
Costumi Nicolao Atelier
Regia D'Alpaos-Pustetto
Produzione La Banda degli Onesti
Le commedie di Carlo Goldoni sono fotografie di un’epoca: il confronto sociale, i conflitti generazionali, le contraddizioni e i valori di una società vi sono perfettamente immortalati dall’osservazione attenta e pungente del loro autore. E con lui hanno compiuto 300 anni.
A distanza di tre secoli cosa resta di quel mondo? C’è qualcosa ancora identificabile nel nostro vivere quotidiano? Ci sono dei fili riconducibili attraverso il tempo o siamo ad una distanza assolutamente incomparabile? Cosa possono dirsi due mondi così lontani messi a confronto?
Nasce così l’idea centrale dello spettacolo: una grande Festa in onore del grande commediografo veneziano, cui il Teatro della sua città è stato intitolato nel 1784.
In realtà una festa problematica, perché il Maestro atteso non arriva e così Carlo & Giorgio, nei panni di due servitori, cercando di tenere a freno richieste e malumori degli invitati affollati nell’adiacente salone, ne mettono in scena il racconto.
Alla festa infatti sono invitati tutti i più celebri personaggi delle commedie di Goldoni e in un succedersi di rapidissimi cambi di costume Carlo & Giorgio mimano l’ingresso ora di Arlecchino, ora di Pantalone, schermagliano come la servetta Colombina indispettita dalla presenza dell’anziano Sior Todaro e si incrociano nell’asciutta conversazione dei Rusteghi.
Ma al grande evento, mascherati da personaggi delle Commedie goldoniane, si sono infiltrati anche dei veneziani d’oggi: sono i personaggi più noti di Carlo & Giorgio, che, trasformati dal costume, diventano nuove maschere di una commedia moderna.
Non manca, attraverso la voce di un “Rustego” e una “Locandiera” dei giorni nostri, la fotografia di una città, Venezia, che presentale contraddizioni di qualsiasi grande città d' oggi: una Venezia con alcuni macroscopici cambiamenti rispetto a quella di Goldoni, un tempo capitale europea della cultura e oggi ridotta a due teatri e due soli cinema, che lentamente affonda sotto il peso del turismo, mentre è ancora alle prese con l' “esperimento" Mose, in cui si assiste quotidianamente alla chiusura delle piccole attività commerciali e alla fuga dei residenti per il costo delle abitazioni e della vita.
Sono le voci degli ultimi veneziani rimasti, che sono alla festa proprio per incontrare Goldoni, per chiedergli di tornare a impugnare la penna e dar voce alla loro città, per fotografare la Venezia d’oggi con la profondità e la denuncia di cui è stato capace nel suo tempo e, ancor di più, per inventare anche per le storie d’oggi, lui che ne è stato il maestro, un possibile lieto fine.
E Goldoni, più volte annunciato ed evocato durante lo spettacolo, in un crescendo di attesa e nervosismo che porta tutti gli invitati a ribellarsi e a protestare animatamente, finalmente arriva, ma forse è solo un’invenzione di Carlo & Giorgio e la festa per colpa dell’ormai consueto malcostume, di finanziamenti erogati, ma misteriosamente distribuiti, è un grande inganno, senza nemmeno una torta.
In onore del Teatro Goldoni e dei capolavori del Maestro rimane solo una crostatina confezionata, una candelina e, al buio, la voce del pubblico, che dopo aver attraversato con gli occhi di oggi quel mondo che Goldoni ci ha lasciato, canta insieme a Carlo & Giorgio,
“Tanti Auguri a te”, col sorriso, con gratitudine e un filo di commozione.
Negli scambi tra i personaggi settecenteschi e i loro pronipoti d’oggi, in un andirivieni surreale tra il mondo goldoniano e le voci attuali, si innesca un confronto tra passato e presente che gioca su diversi registri: comici negli inevitabili equivoci, amari nell’analisi di problematiche mai superate da trecento anni a questa parte, sorridenti sull’evoluzione dei costumi e dei valori morali e sociali.
E allora Carlo & Giorgio entrano ed escono dalle più note scene del teatro goldoniano evidenziando analogie e differenze: la famiglia anzitutto, cardine degli intrecci goldoniani, ma tutta la società, il lavoro, i rapporti umani, il matrimonio, la casa, l’abbigliamento, la figura dell’anziano, il linguaggio, le comunicazioni, uno dopo l’altro vengono passati sotto la lente deformante di 300 anni di cambiamenti, usando sempre i toni sapienti dell’ironia di cui Goldoni è stato maestro per eccellenza.
Info e prenotazioni al numero 0444 922749 dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00.