Il Malato Immaginario

Teatro Prosa

27-02-2022
17:00
90 minuti

ā??Non ci sono piuĢ? bambiniā?,
Fece dire nel 1673 Jean Baptiste Poquelin, in arte MolieĢ?re, al suo Argan nel ā??Malato Immaginarioā?.
Senza la purezza dei bambini, le generazioni future vivranno epoche d'inganno e malaffare.
Proprio qui, nel nesso ā??male - malattiaā? trionfa il genio di MolieĢ?re.
MolieĢ?re nella commedia, si confida facendo parlare due terze persone: Argan il protagonista, e Beraldo suo fratello.
Con Argan, MolieĢ?re presenta la sua ipocondria, con Beraldo, fa parlare il suo coraggio, la sua fiera ribellione contro quell'oppressione legalizzata che i medici esercitavano sulla societaĢ?.
Facendo dialogare i due opposti fratelli, sembra che l'autore tenga infilati sulle sue due braccia i due burattini di se stesso.
MolieĢ?re aveva capito che nei mali umani esiste una guarigione politica, un falso ristoro salutare, cosiĢ? che tutta la societaĢ? potrebbe infine ridursi a un'immensa infetta realtaĢ? ospedaliera amministrata da rispettabili millantatori di dubbia morale ed etica, diventando infine medici e gestori della quotidianitaĢ?; due facce dello stesso orrore.
Ecco come un testo del XVII secolo, attraverso medici ignoranti dal lessico improbabile pronti a spargere ā??latinorumā? per ostentare potere a danno dei piuĢ? deboli, possa sovrapporsi ai giorni nostri.
Il copione del ā??Malatoā? non prevede la morte del protagonista, ma quella scena MolieĢ?re la firmoĢ?.
Non la scrisse, ma la recitoĢ? all'improvviso da vecchio comico dell'arte.
Alla quarta replica del ā??Maladeā? il 17 febbraio del 1673 MolieĢ?re, nella parte di Argan, cadde vittima di convulsioni e, calato il sipario, non si rialzoĢ? piuĢ?.
Per una coincidenza fatale quel giorno, un autore eĢ? tolto di mezzo sulla scena dal suo personaggio. Coerente fino alla fine MolieĢ?re ā?? recitoĢ?ā? la propria morte.
ā?? Mah, proviamo anche questaā? disse Argan nella sua ultima battuta del copione, lasciando cosiĢ? al teatro ā? la chanceā? di riproporre la magia del palcoscenico, dove vita e finzione, sovente si scambiano la parte.

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